Nel 1992 curai un progetto per il Festival del Teatro di Volterra, intitolato "I Popoli Virtuali".
Invitai amici ed artisti a inventare una popolazione virtuale e trovare/costruire reperti della sua esistenza.
L'aggettivo "virtuale" era inteso in tutti i suoi diversi significati:
- Le popolazioni virtuali non sono "in corso", ma hanno il potenziale per esserlo.
- Sono irreali, al confine tra desiderio di realtà e immaginazione.
- La loro esistenza è supposta per comodità, trattando un determinato gruppo di popoli randagi come "parte di una popolazione", in cui gli individui appaiono in tempi e luoghi diversi.
Organizzammo a Volterra una serie di installazioni, spettacoli ed una esposizione.
Il popolo che proposi io si chiamava "Gli Eugrughi", e di questo popolo presentai "le bandiere sonore" (una scultura sonora), un rituale danzato (con Elsa Mersi, Laura Simi e Monia Bazzani), ed un recital dei poeti di quel popolo, in forma di istallazione.
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