I SUONI NON SONO PIETRE

Audiodocumentario | 17’24''
Francesco Michi & Mechi Cena


L’argomento dell’audiodocumentario di Cena e Michi è una passeggiata sonora in un luogo improbabile per l’ascolto, uno scavo archeologico solitamente non frequentato dal pubblico.
Nello spazio dello scavo coesistono diversi mondi. Il presente, quasi completamente silente, e quello passato, acusticamente immaginabile. Il suggerimento dato ai partecipanti alla passeggiata d'ascolto agli scavi del porto romano di San Gaetano, vicino a Rosignano (LI), è quello di usare la competenza dei suoni che ognuno di noi ha, per provare a sovrapporre i due mondi acustici, per vivere due diversi presenti sonori: ogni partecipante è invitato a “suonare” il proprio ascolto mixando l’ambiente sonoro attuale con i propri repertori ed immaginari sonori.

I suoni non sono pietre.

Non resistono al tempo, possono durare nel tempo, ma non rimangono, una volta cessati, una volta che la vita di un oggetto, di una persona o di un luogo che li produce o accoglie è finita.

Le pietre, i muri, i cocci, le statue, sono reperti che emergono dalla terra e trovati scavando. Sulla base di questi ricostruiamo un altro mondo. Ma quando scaviamo, anche se tendiamo l’orecchio, non sentiamo arrivarci dalle fondamenta di una abitazione antica un richiamo, una voce.

Eppure in qualche modo anche i suoni sono reperti. Quando nell’arco della vita ascoltiamo un suono, vediamo e comprendiamo, ad esempio, come si è prodotto, e poi quel suono scompare, ebbene lo abbiamo già preso, posseduto, percepito, e viene sepolto nella nostra coscienza o conoscenza.

Ma come un qualunque altro reperto torna alla luce quando lo ritroviamo in una esperienza o in un racconto, quando parliamo, fantastichiamo , ricordiamo, leggiamo. Lo riudiamo.

I suoni sono reperti perché ci permettono di ricostruire un mondo, così come le pietre disposte in uno scavo ci permettono di ricostruire o costruire mondi presenti passati e futuri, ci narrano di chi o cosa li produce, dei ritmi, degli echi della vita di un mondo che attualmente non vediamo.


I SUONI NON SONO PIETRE | AUDIO DOCUMENTARIO | ESTRATTO DI 3'


I SUONI NON SONO PIETRE

Francesco Michi & Mechi Cena

The topic of Cena and Michi’s audio documentary is a soundwalk in an unlikely place for listening – an archaeological dig that is rarely visited by the public. Various worlds coexist in the space of the dig. The present world, almost completely silent, and the past world, acoustically imaginable.
The suggestion made to the participants in the soundwalk at San Gaetanom a Roman a port close to Rosignano(LI-Italy), is to use the sound competence that each one of us has, so as to seek to superimpose the two acoustic worlds, so as to experience two different sound presents – each participant is invited to “play” his or her own listening by mixing the actual sound environment with their own sound repertories and imaginaries.

Sounds are not stones.
Stones, walls, pottery, statues, are artefacts that are unearthed, found by digging. We can rebuild another world on this basis. But when we dig, even if we listen carefully, we cannot hear a voice, a calling, coming up from the depths of an ancient settlement. Just silence.

Sounds cannot stand the tests of time; they can last years and years, but once they stop, they do not remain, once the life of an object, of a person, of a place that produces them or is home to them has gone.

And yet in some ways, sounds are artefacts. When we hear a sound during our lives, we see and we understand, for example, how it is made. And then even if that sound disappears, we have already got it, possessed it, perceived it, and it is buried in our consciousness or in our minds.

But like any other artefact, it comes to light again when we unearth it, when listening to an experience or a story, when we talk, imagine, remember or read. We hear it again.

Sounds are like artefacts because they allow us to rebuild a world, just like stones arranged in a dig; they enter into our inner dialogue and enable us to rebuild or build present, past and future worlds. They tell us who or what produced them, about rhythms, the echoes of the lifestyle of a world that we cannot see today.


TOP BACK