GIARDINI MUSICANICI
A partire dal 1985 la maggior parta dei nostri lavori hanno avuto il titolo generico di "Giardino Musicanico". Si tratta generalmente di ambienti popolati da macchine progettate per emettere suoni di qualche tipo.
A parte il progetto di tipo generale, che dipendeva dalla natura delle macchine volta a volta costruite ed usate, dal tipo di ambiente e dalla presunta quantità di pubblico presente, noi non ci curavamo deliberatamente di stabilire una partitura dettagliata che organizzasse la relazione fra i suoni emessi da ogni macchina. Tali relazioni si stabilivano oggettivamente ed indipendentemente dalla nostra volontà, seguendo un andamento semi-casuale. Il nostro lavoro sul materiale sonoro si limitava a dare la possibilità che relazioni di qualche tipo tra i suoni emessi potessero emergere e che fossero il più possibile varie.
La qualità e le relazioni fra i suoni: volume basso e non invadente, fasce sonore di una certa durata con materiale piuttosto articolato.
Dalla scarsa intensità del suono deriva la necessità di suggerire al visitatore una certa attenzione. Problema che abbiamo pensato di risolvere oscurando l'ambiente, privandolo cioè degli stimoli visivi, eccezion fatta per una serie di piccole lampadine che segnalavano la presenza degli altoparlanti stessi.
Questi criteri caratterizzano un po' tutto il nostro modo di lavorare. Noi ritroviamo in questo una analogia con la creazione di mondi e di ecosistemi e ci imparenta direttamente col creatore di giardini, il costruttore di un mondo, colui che rende disponibile col suo lavoro uno spaccato di esistenza. D'altra parte, ancora come il giardiniere, siamo noi i primi spettatori dell'ambiente che abbiamo contribuito a costruire, la cui manifestazione concreta ci sfugge al momento del progetto.
Il giardino, dal suo apparire come concetto, si caratterizza come luogo protetto dove ricreare, con principi diversi per ogni cultura, un'immagine della natura. Così, se per i giapponesi il giardino riproduce la natura selvaggia, per gli italiani del XVI e XVII secolo esso è la descrizione di una natura ordinata con criteri geometrici.
Nel giardino viene così presentata una natura senza le imperfezioni del caso, e comunque viene presentata appositamente perché venga fruita. Un giardino ha, però, senso in quanto viene visitato. Di conseguenza l'atteggiamento dei visitatore acquista un determinato carattere: egli è disponibile ad osservare, a lasciarsi andare all'ascolto, a rispettare l'ambiente a, insomma, "gustarlo". Il fatto stesso che il giardino sia opera dell'uomo, che pure svolge solo un'opera di ordinamento della natura, lo rende necessariamente meritevole di una certa attenzione.
In questo senso il giardino è una metafora, riprende cioè alcune caratteristiche significative dell'ambiente naturale e le "mette in scena". A monte del lavoro estetico che caratterizza il nostro lavoro si trova necessariamente un'attività di analisi dei vari "paesaggi sonori".
Ambienti rurali vengono di solito definiti silenziosi; ciò non è del tutto vero perché in realtà sono ricchi di manifestazioni acustiche. Una caratteristica di questo ambiente sonoro è quella di presentare un forte aspetto di spazialità. Infatti riusciamo ad udire suoni molto distanti da noi, nonostante ce ne siano altri in primo piano. Ogni suono è chiaramente distinguibile, perché ogni evento acustico segue un ciclo suono/silenzio, e cioè ad ogni emissione sonora fa seguito una pausa.
Si può dire, quindi, che ogni suono possiede una sua propria ritmicità. Altra caratteristica di tale paesaggio sonoro è quella di essere composto in gran parte da suoni di bassa intensità.
Al contrario, il paesaggio sonoro di una via cittadina molto trafficata è contraddistinto da un suono continuo e costante provocato in gran parte dal traffico. In tali condizioni è impossibile riuscire a percepire suoni che provengono da una certa distanza: ce lo impedisce una barriera sempre presente di rumore ad alta intensità.
Il ritmo di passaggio delle automobili è talmente elevato che il risultato è un flusso indistinto ed ininterrotto di rumore.
Data la qualità dello sviluppo della nostra civiltà, che è essenzialmente dominata dall'uso delle macchine, è evidente che la maggior parte dei paesaggi sonori nei quali ci imbattiamo nella quotidianità è a bassa fedeltà.
L'abitudine alla frequentazione di questi ambienti induce ad intrattenere con il mondo sonoro un atteggiamento di tipo difensivo. Naturalmente tale comportamento è frutto dl una imprescindibile esigenza di sopravvivenza, ciò nonostante ha come conseguenza una generalizzata perdita della capacità di prestare attenzione, di ascoltare il mondo acustico. In generale, anche quando ci si trovi nel mezzo di ambienti nei quali non solo non è necessario ma addirittura dannoso, come, ad esempio, nel mezzo di un bosco.
I nostri giardini musicanici sono la costruzione di ambienti sonori ad alta fedeltà. A differenza di un luogo naturale e analogamente a quanto accade per il giardino, essi sono opera volontaria dell'uomo e pertanto pongono al visitatore domande intorno al perché della loro esistenza e riguardo al loro funzionamento.
Al di là delle motivazioni intime che determinano l'operare artistico, lo scopo di queste installazioni è quello di offrire ai visitatore un'occasione per recuperare quella capacità di ascolto verso i fenomeni acustici che ci circondano che è andata perduta. Lo spazio oscurato, strumento da noi utilizzato in tutti questi lavori relega in secondo piano l'abitudine ad utilizzare la vista come principale sistema di riferimento per ottenere informazioni dall'ambiente. Conseguentemente si è invitati ad acuire la percezione uditiva, ad "aprire le orecchie".
Ma se l'analogia con il paesaggio sonoro naturale si realizza nella progettazione generale dell'ambiente essa non esiste per quanto riguarda l'aspetto qualitativo dei suoni, che non sono assolutamente imitazioni onomatopeiche dei suoni naturali. La nostra intenzione nella costruzione di giardini musicanici non è quella di imitare la natura, bensì quella di creare un ambiente che di essa rappresenti la fruibilità e la non intenzionalità comunicativa. Una specie di "ambiente naturale" che sia "altro" rispetto a quello che siamo abituati a frequentare ma allo stesso modo oggettivo nella sua esistenza e conoscibilità.
GIARDINO MUSICANICO N.1
GALLERIA MARGINALIA - TORINO
19 | 20 DICEMBRE 1985
GIARDINO MUSICANICO N.2
LUDOTECA CENTRALE - SALA BRUNELLESCHI - FIRENZE
20 NOVEMBRE 1986
GIARDINO MUSICANICO N.3
CAPO DI BUONA SPERANZA - SETTIGNANO - FIRENZE
1986
GIARDINO MUSICANICO N.4
PALAU SCALA - VALENCIA - ESPANA - APRILE 1990
MUSEION DI ARTE CONTEMPORANEA - BOLZANO - NOVEMBRE 1990
RIFUGIO BELLICO - VIA DELLA FORNACE - FIRENZE - OTTOBRE 1992
SPAZIO DES-ET - FIRENZE - MAGGIO 1993
GIARDINO MUSICANICO N.5
ARTMEDIA - AZIENDA DI SOGGIORNO E TURISMO - SALA MOSTRE - SALERNO - NOVEMBRE 1990