Un’Italia di tutti
La mostra Noi, l’Italia dà prova, ancora una
volta, della capacità creativa delle persone con disabilità e della loro voglia
di essere parte attiva della vita del nostro Paese. Colpisce la soddisfazione, la
felicità che traggono dalla possibilità di esprimersi, di appropriarsi di strumenti comunicativi, di impadronirsi delle parole.
Scrive una delle autrici dei testi: “La
scuola mi ha insegnato le parole, sia italiane, sia straniere. Le parole ci
servono per comunicare agli altri. Le parole servono a esprimere i sentimenti.
Servono anche per pensare. E poi sono belle”. Questa
mostra offre anche una testimonianza di quanto sia
importante il lavoro di chi si dedica alla crescita e alla maturazione di
capacità inespresse
con
professionalità, sensibilità e impegno.
Il valore della mostra è quindi duplice: ci
permette di apprezzare sia la creatività degli autori sia l’impegno sociale di
coloro che con loro hanno lavorato e hanno reso possibili le attività delle quali
questa mostra presenta un esemplare bilancio. Mi fa particolarmente piacere che
il tema per essa prescelto sia il 150esimo
anniversario dell’Unità d’Italia, che sia stata cioè progettata per onorare
questa ricorrenza così ricca di significato e di valore. Nello stesso tempo la
mostra rappresenta un indicatore del percorso compiuto dal nostro Paese
nell’inclusione delle persone con disabilità. Lo ricorda l’autrice di una bella
poesia, una ragazza disabile di origine somala ma nata in Italia quando scrive:
“Io piuttosto contenta sono di essere
nata in Italia” perché l’Italia è diversa da altri paesi
dove “ti curano le gambe
ma ti credono zoppa di cuore” e aggiunge “Io resto incantata perché in Italia si fatica ma puoi amare
ed essere amata”. È giusto osservare che nel percorso di
inclusione dei disabili abbiamo fatto significativi passi avanti, benché
certamente altri ne restino da fare. Ma oggi il nostro
compito principale consiste nell’evitare che una crisi economica dirompente ci costringa
a
fare passi indietro.
Questo è un campo d’intervento pubblico – lo
ho affermato più volte – nel quale un tale rischio deve essere scongiurato
perché ha conseguenze troppo gravi e dolorose. Ce lo
chiede la nostra Costituzione non solo all’articolo 38, che si occupa specificamente
dei diritti dei disabili, ma anche all’articolo 2 quando “richiede
l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale”.
È importante che in occasione del 150esimo
anniversario della fondazione dello Stato italiano questa
mostra presenti un’Italia di
tutti, come noi vogliamo che essa sia. Perché l’Italia capace di
suscitare ammirazione è quella che appare e che speriamo continui ad apparire,
come la descrive un’autrice che ho già citato quando
afferma: “Io amo l’Italia unita perché uomini e
donne differenti diventano un unico popolo”. Perché come
hanno detto altri “Separati non abbiamo senso”.
Ho molto apprezzato anche i 150 piccoli
quadri che tratteggiano la nostra storia, la nostra società di oggi nonché il richiamo
di Anton Roca, con la sua opera ‘tavoloITALIA’,
all’Unità del nostro Paese e alla coesione sociale come valore fondante.
A tutti gli artisti e gli autori la cui
attività ha reso unica questa mostra va un caloroso augurio di proseguire nel
percorso di integrazione così felicemente intrapreso. A chi ha concepito un
così brillante allestimento, a chi ha curato la mostra, a coloro che hanno
accompagnato e sostenuto le attività qui esposte esprimo il mio pieno
apprezzamento. Alla Comunità di Sant’Egidio rinnovo a nome mio e dei nostri
concittadini un sentito ringraziamento per il suo assiduo impegno a tutela e
promozione delle fasce più deboli della popolazione. Colgo l’occasione per
confermare a tutte le persone con disabilità e a tutte le persone che versano
oggi in gravi difficoltà la mia vicinanza e l’impegno a sostenerne le ragioni
per quanto è consentito dal mio ruolo istituzionale. Vorrei concludere citando
ancora una frase di uno degli autori dei testi presentati alla mostra: “I nostri predecessori e noi scriviamo la via della storia”.
Noi tutti, nessuno escluso.
Giorgio Napolitano
Presidente
della Repubblica Italiana