Elica

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Monumento raffigurante un'elica

 

Monumento raffigurante un'elica

L'elica (o elica propulsiva o propulsore ad elica) è un organo intermediario in grado di trasformare la potenza meccanica di un albero rotante in variazione della quantità di moto di un fluido, allo scopo di generazione di una propulsione secondo il principio di azione e reazione. Il moto impresso al fluido è detto elicoidale e risulta essere la combinazione di un moto assiale e di un moto rotazionale.

L'elica è estesamente utilizzata come propulsiore in ambito sia nautico che aeronautico.

Indice

1 Caratteristiche generali

1.1 Forma e struttura

1.2 Tipologie

1.3 Parametri dell'elica

2 Eliche aeronautiche

3 Eliche marine

3.1 Caratteristiche tecniche

3.1.1 Cavitazione

3.1.2 Parametri delle eliche marine

3.2 Storia

4 Voci correlate

5 Note

6 Altri progetti

 

Caratteristiche generali

Forma e struttura

Un'elica è costituita da uno o più elementi fluidodinamici, chiamati pale, le quali si comportano come "ali rotanti" innestate su un mozzo, collegato all'albero rotante. Le caratteristiche geometriche delle pale determinano poi quali saranno le caratteristiche del propulsore, con particolare riferimento ai campi di velocità di funzionamento, alla potenza propulsiva e alle caratteristiche del fluido per l'ottimale funzionamento.
Le eliche vengono progettate e costruite con struttura in:

Tipologie [modifica]

Le eliche possono innanzitutto suddividersi sulla base del tipo di ambiente fluido nel quale agiscono:

Le eliche si possono poi suddividere sulla base delle modalità di funzionamento:

Parametri dell'elica

Profilo di una pala, ove: β è l'angolo di calettamento geometrico; α è l'angolo d'attacco; αi è l'angolo di incidenza indotta; Vt è la velocità di rotazione della sezione d'elica; Vo è la velocità di volo; Vr è la velocità relativa; Ve è la velocità effettiva; w è la velocità indotta.

Profilo di una pala, ove:

Le eliche sono caratterizzate da una serie di parametri fisici utili a descriverne le proprietà ed il comportamento.

\vec V_t = \vec \omega \times \vec r = \frac {2 \pi \, n}{60} r \hat t

dove ω è la velocità angolare (in radianti al secondo) r la distanza dal mozzo, n il numero dei giri al minuto ed infine il versore t indica la direzione tangenziale al disco dell'elica.

\gamma = \frac{V}{n d}

dove V indica la velocità, n il numero di giri dell'elica e d il diametro dell'elica.

\eta_e = \frac{\Pi_u}{\Pi_a} = \frac{T V}{2 \pi n Q}

dove T rappresenta il valore della spinta, V la velocità, n il numero di giri al secondo dell'elica e Q la coppia assorbita dell'elica.

Eliche aeronautiche

L'elica di un aeroplano Macchi M.C.202.

 

L'elica di un aeroplano Macchi M.C.202.

L'elica deve avere la stessa portanza lungo tutto il braccio, e quindi la medesima spinta. Premesso che la portanza è direttamente proporzionale all'angolo di incidenza e l'angolo di incidenza varia con la velocità; essendo la velocità periferica delle pale crescente dal mozzo verso l'estremità, per mantenere costante la portanza dovrà essere per forza modificato il calettamento. Ed è per questa ragione che l'elica si presenta svergolata, cioè con un calettamento variabile dal mozzo verso l'estremità. Cioè il calettamento diminuisce man mano che aumenta sul profilo dell'elica la velocità periferica allontanandosi dal mozzo.

Passo geometrico trascura la velocità residua dovuta al suo moto nel fluido, che può essere maggiore, uguale o minore di zero. In campo aeronautico, immaginando l'aria densa a tal punto da muovere un aereo talmente leggero da non opporre resistenza, dopo un giro l'elica avrà percorso il suo passo geometrico; Con l'aereo fermo prima di dare manetta per partire, i giri che l'elica compiono hanno tutti passo reale uguale a zero. Appena l'aereo si muove l'elica aumenta i suoi passi reali giro dopo giro. Passata una certa velocità il passo reale può essere maggiore del passo geometrico. In questo caso l'elica frena.

Nelle eliche aeronautiche a passo variabile, l'inclinazione delle pale viene modificata tramite dei servomeccanismi, per ottenere il massimo rendimento in un certo intervallo di velocità: infatti se il veicolo aumenta la velocità, diminuirà di conseguenza l'angolo d'incidenza della generica sezione dell'elica e, per mantenerlo costante, bisognerà aumentare il passo.

Le eliche aeronautiche possono avere, in genere, da due a sei pale. Solitamente gli aerei più piccoli e meno potenti hanno due o tre pale. Raramente i monomotori a pistoni hanno quattro pale. I turboelica invece adottano spesso anche quattro o sei pale, come gli ATR. Anche per gli elicotteri il numero di pale varia da due a sei a seconda della potenza.

È fondamentale che le punte delle pale dell'elica non raggiungano la velocità del suono altrimenti il rendimento diminuirebbe. I piccoli motori aeronautici in genere non superano i 3 000 giri al minuto al massimo, e quelli che raggiungono i 5 000-6 000 giri usano un riduttore, che è invece sempre presente nei turboelica, perché le turbine lavorano ad un numero di giri molto più elevato (in un motore a reazione di un aereo di linea il complesso di alta pressione – turbina AP e compressore AP – raggiunge i 50 000 giri al minuto). Per questo motivo, ai motori più potenti, si associano eliche piccole ma con più pale. Se le punte delle pale superassero velocità critiche anche le sollecitazioni sarebbero eccessive. Occorre tenere presente che le punte delle pale dell'elica di un normale aereo monomotore possono essere sottoposte ad un accelerazione centrifuga di oltre 5 000 g (circa 50 000 m/s2: un grammo posto sulla punta della pala "peserebbe" 5 kg).

Eliche marine

Caratteristiche tecniche

L'elica di una nave

 

L'elica di una nave

Nel caso di applicazioni marine le eliche devono essere studiate con particolare cura rispetto all'ambiente liquido nel quale andranno ad operare. Inoltre, ad esclusione di particolari applicazioni, per ragioni di sicurezza contro l'impatto di corpi esterni, le eliche marine sono sempre poste nella zona poppiera delle imbarcazioni.
Le eliche marine (ad esclusione del caso particolare dei sottomarini), operano in prossimità della superficie di separazione tra due fluidi (aria ed acqua), soggetta alla generazione di fenomeni ondosi. Questo induce effetti di alterazione sul moto del fluido lungo la carena dell'imbarcazione e sull'elica. Similmente l'elica deve essere posta ad una sufficiente immersione per non incorrere nell'effetto superficie libera, consistente in una massiccia produzione ondosa nella quale va a scaricarsi il campo di pressione prodotto dall'elica, riducendo la spinta prodotta.
Inoltre una eccessiva vicinanza tra lo scafo e le pale può provocare colpi di pressione ed indurre vibrazioni sull'intero complesso nave-elica. La sensibile differenza di densità dell'acqua all'aumentare della profondità fa infine sì che le pale dell'elica, nel corso di una rotazione, si trovino ad operare in zone con caratteristiche differenti e differente campo di pressioni, in ciò inducendo ulteriori disuniformità di spinta e momenti vibratori estesi all'asse rotante.

Cavitazione

Danni prodotti da cavitazione sulla pala di un'elica marina.

 

Danni prodotti da cavitazione sulla pala di un'elica marina.

Un particolare fenomeno cui possono andare incontro le eliche marine è la cavitazione, cioè la formazione di micro-bolle di gas nelle zone di massima depressione. Tali micro-bolle, migrando rapidamente verso le zone a maggior pressione finiscono poi per impattare e collassare sulla superficie della pala, provocando un vistoso effetto sia erosivo sia corrosivo, per la reattività dei gas disciolti. I danni provocati da tale fenomeno sono facilmente identificabili con una serie di piccoli e profondi fori nella zona interessata da cavitazione. Inoltre, la scia di bolle altera il campo di velocità e pressioni sulla pala stessa, comportandosi come una sorta di cuscino sul quale devia il flusso di corrente, modificando quindi la portanza della pala ed il rendimento dell'elica.
Per la sua correlazione con la tensione di vapore dell'acqua e dunque alla pressione, la cavitazione risulta legata ai seguenti parametri:

La cavitazione può dunque essere combattuta aumentando l'immersione dell'elica, riducendone il numero di giri o, in generale, aumentando il rapporto tra spinta ed area espansa, cioè la spinta specifica per unità di superficie (in altre parole utilizzando un'elica con pale più grandi e dunque meno caricate). Le eliche marine si dividono quindi tra:

Parametri delle eliche marine [modifica]

\eta = \frac{T V}{2 \pi n Q}

\eta = \frac{T V_A}{2 \pi n Q}

Dove VA = V * (1 − w) rappresenta la velocità di avanzo, cioè la velocità effettivamente percepita dall'elica e ridotta, rispetto alla reale velocità della nave, per effetto della scia (rappresentata dal coefficiente w).

 

Storia

Raffigurazione dell'elica manuale di Bushnell, 1775.

 

Raffigurazione dell'elica manuale di Bushnell, 1775.

L'elica iniziò a sostituire la propulsione a ruota attorno alla metà del XIX secolo. Già nel 1775 David Bushnell utilizzò per la prima volta un'elica a propulsione manuale nel suo progetto di sottomarino, il Turtle; attorno al 1827 l'ingegnere ceco Josef Ressel sperimentò la prima applicazione di propulsione con elica navale a vapore nel porto di Trieste. Esperimenti similari vennero condotti nel 1836, da parte di Francis Pettit Smith, e nel 1839, ad opera di John Ericsson, che permise ad una nave di attraversare l'Atlantico in quaranta giorni.
Le prime applicazioni prevedevano spesso eliche ad una o due pale, spesso molto espanse e quasi sempre in combinazione con la tradizionale ruota, considerata ancora più affidabile. Alla fine dell'Ottocento, comunque, l'elica era già divenuta la soluzione propulsiva principe nelle applicazioni navali.
Accoppiata a partire dalla II Guerra Mondiale coi nuovi motori a combustione interna, l'elica trova recenti e sempre più diffuse applicazioni combinate diesel-elettriche.

Voci correlate

Note [modifica]

Altri progetti [modifica]


Aerogeneratori ad asse orizzontale

Turbine ad asse orizzontale

 

 

 

 

 

Nell'immagine le principali tipologie di rotori ad asse orizzontale, attualmente sono utilizzati i rotori ad elica sopratutto per grandi sistemi e rotori multipala per sistemi da pochi kW di potenza.

Disegni schematici di altri tipi di rotori ad asse orizzontale: ifb.uni-stuttgart.de

 

 

Turbina ad elica

 

La pala dell'elica, come un'ala sottile offre una resistenza minima all'avanzamento, non crea turbolenze pericolose, ha una portanza elevata: tutto ciò si traduce in un alto coefficiente di potenza e in velocità di rotazione molto alte (alcuni rotori hanno eliche con velocità periferiche vicine a quelle del suono).

In conseguenza dell'alta velocità di rotazione tipica di queste macchine è possibile accoppiare dei generatori di elettricità, direttamente o con ingranaggi molto modesti, evitando che la gran parte della potenza estratta sia dissipata in trasmissioni complicate caratterizzate da elevati rapporti di trasmissione.


Turbina tripala


L'elica, per poter avere un rendimento costante ed elevato, deve sempre potersi orientare nel vento. I metodi utilizzati sono due: con un timone di opportune dimensioni che orienta tutto il complesso (elica controvento o up-wind ), oppure , ponendo l'elica posteriormente al complesso generatore-perno di rotazione e utilizzando la coppia giroscopica del motore stesso per orientare il mulino (elica sottovento o down-wind).

L'elica ha un profilo aerodinamico facilmente ricavabile da libri e pubblicazioni molto diffuse; in pratica per applicazioni modeste vengono impiegati profili standard.

Nell' immagine (sopra) di una turbina eolica, non c'è il moltiplicatore di giri. Si utilizza questa soluzione quando l' aerogeneratore è installato in siti con venti costanti e sostenuti, in genere queste qualità si hanno al largo delle coste.

Le turbine ad elica possono essere configurate nella soluzione sottovento (disegno in basso), questa soluzione permette una quasi automatica autoregolazione rispetto alla direzione del vento, oppure nella configurazione sopravento, in questo caso serve un sistema di regolazione meccanica o aerodinamica rispetto alla variazione della direzione dei venti.

 

Varianti sottovento o sopravento

 

Turbina multipala

Il suo rotore è costituito da un alto numero di pale in lamiera metallica, generalmente 18 o più, disposte a raggiera su un mozzo e ad angolo rispetto al piano di rotazione, come una grande ventola. Il diametro medio è di circa 1.5-3 metri. La rotazione dell'asse viene trasformata in moto alternativo per mezzo di un albero a gomito, oppure rinviata alla base del traliccio tramite una coppia di ingranaggi conici.

Questo tipo di mulini viene utilizzata nella grande maggioranza dei casi per pompare acqua dai pozzi. Il rotore è rigido e la sua superficie ed inclinazione non possono essere variate al variare della forza del vento; infatti oltre ad una certa velocità deve essere fermato manualmente oppure piegato in modo da disporre il rotore parallelo alla direzione del vento. Il grande numero di pale comporta una solidity elevata, per cui si ha una coppia molto alta anche a basso numero di giri; è sufficiente un vento debole per far lavorare il rotore in condizioni ottimali. Le pale sono leggermente incurvate e con angolo di calettamento variabile dal mozzo all'estremità. Per micro-generatori si possono utilizzare un numero inferiore di pale sagomate.

 


Turbina multipala

 


Mulino Cretese

 

E' il tipo più semplice, economico e sicuro. Il rotore è costituito da 8 o più braccia, tra le quali vengono tesi, per mezzo di cavi dei triangoli di stoffa. La superficie di questi ultimi può essere aumentata o ridotta a seconda dell'intensità del vento. I cavi hanno anche la funzione di irrigidire la struttura. Poiché tutta la struttura è elastica e flessibile, possiede una parziale autoregolazione, in quanto la pressione del vento sulle vele le deforma, modificando la loro superficie esposta, e ciò viene ottenuto arrotolando la tela sui sostegni.

La torre di sostegno può essere in muratura o con traliccio di legno o metallico. I mulini di questo tipo vengono usati nella maggioranza dei casi per pompare acqua, ma alcuni esemplari autocostruiti sono stati utilizzati per produrre elettricità con un alternatore accoppiato a ingranaggi e rinvii opportuni (difficilmente superano i 50 giri/min). Ciò è dovuto ad una alta solidity (0.6-0.7) e ad un rapporto ottimale u/v tra i più bassi (0.75). Non richiede dunque alte velocità del vento; infatti già con u=3 m/s fornisce una coppia elevata.
rotore cretese.

Rotore cretese

 

Mulino cretese

Perchè le nuove pale eoliche hanno una forma così strana?

Le pale dei moderni generatori eolici hanno una forma che si discosta molto da un semplice rettangolo. Soprattutto mi colpisce il fatto che siano più larghe al centro e affusolate sulle punte. Non sarebbe meglio il contrario?

 

Il fatto dell'essere affusolate sulle punte è per limitare la resistenza di vortice perchè una generica ala(anche le pale di eliche, elicotteri, turbine eoliche) quando funzionano necessariamente hanno su una "faccia" una pressione maggiore che sull'altra, ma all'estremità l'ala tende ovviamente a passare dalla zona di alta pressione a quella di bassa non incontrando alcun ostacolo....questo causa un vortice....e è desiderabile che questo vortice sia il più attenuato possibile....l'ala rettangolare genera un vortice maggiore di quelle rastremate(cioè con corda minore all'estremità), che a loro volta ne genera uno maggiore di quelle a pianta ellittica....una elica con una rastremazione inversa(cioè con corda maggiore all'estremità sarebbe la cosa peggiore possibile).
Negli anni '50 a qualcuno venne l'idea di fare un aereo con l'ala a rastemazione inversa(una versione di F-84) perchè pensava che più lontano dal flusso disturbato dalla fusoliera avrebbe funzionato meglio, ma si resero rapidamente conto che non era stata affatto una buona idea
Per quanto riguarda lo svergolamento invece è dovuto al fatto che le pale girano e quindi per il loro calettamento è necessario tenere conto sia della velocità del vento sia della velocità tangenziale della pala...il risultato è che l'angolo del vento sentito dalla pala cambia con la distanza dal mozzo...ma questa cosa è comune a tutte le eliche(di aereo, turbine eoliche e anche se un po' meno evidente anche nelle pale di elicottero)

 

 

ROTORE


Il rotore è proprio la parte che impatta con il vento e che trasforma l’energia del vento in energia meccanica. In genere si usano soluzioni a due o tre pale. Le pale devono essere ben bilanciate per evitare fenomeni di vibrazione e di eccessiva fatica dei materiali. 

I rotori usati in prevalenza per generare energia elettrica, sono quelli ad asse orizzontale.

L'asse del rotore è parallelo alla direzione del vento e ruota su un piano perpendicolare alla direzione. Le caratteristiche peculiari sono: alta velocità di rotazione, elevato coefficiente di portanza e quindi elevata potenza. Gli svantaggi sono: difficoltà di realizzazione, grandi ripercussioni negative sulla macchina per minimi errori progettuali.

Un esempio di rotore ad asse orizzontale è il mulino ad elica: 

Rotore ad asse orizzontale


La pala dell'elica offre una resistenza minima all'avanzamento, non crea turbolenze pericolose, ha una portanza elevata: tutto ciò si traduce in un alto coefficiente di potenza e in velocità di rotazione molto alte (alcuni rotori hanno eliche con velocità periferiche vicine a quelle del suono ). In conseguenza dell'alta velocità di rotazione tipica di queste macchine è possibile accoppiare dei generatori di elettricità, direttamente o con ingranaggi molto modesti, evitando che la gran parte della potenza estratta sia dissipata in trasmissioni complicate caratterizzate da elevati rapporti di trasmissione. L'elica richiede però una tecnologia più raffinata, maggior cura nella progettazione e costruzione poiché le forze agenti su ogni parte sono elevate e aumentano considerevolmente all'aumentare della forza del vento.

Il generatore ad elica, nel suo complesso, è una macchina che può essere estremamente pericolosa: piccoli errori o leggerezze nella sua costruzione possono creare condizioni tali da distruggere in modo esplosivo tutto il complesso, torre compresa. Durante il funzionamento si cerca di mantenere il numero di giri il più basso possibile e, soprattutto, costante. Per questa ragione vengono utilizzati particolari meccanismi che variano l'angolo di calettamento delle pale al variare della velocità del vento o freni vario tipo. L'elica inoltre, per poter avere un rendimento costante ed elevato, deve sempre potersi orientare nel vento. 

Questo tipo di rotore raggiunge una velocità di fino a 1000 g/min, ha un rendimento medio superiore al 40%. 

GENERATORE

Il generatore a magnete permanente consente di estrarre la massima potenza dal rotore che gira a basse velocità conciliando la semplicità di costruzione (e quindi i bassi costi) con la migliore efficienza nel caso di utilizzo per piccoli impianti. 

CODA A BANDERUOLA
Il meccanismo a banderuola serve a direzionare l'asse della turbina in modo parallelo alla corrente ventosa a maggior velocità. La coda porta anche un sistema molto semplice di protezione dal vento troppo forte. Se il vento supera all'incirca i 10 m/s la coda si abbassa portando l'asse del rotore verso l'alto; in questo modo le pale rallentano e si evitano fenomeni che potrebbero essere distruttivi per l'intero sistema.


ELICA TIMONE

 

Galleria d'immagini relativa al Modello in legno d'elica da timone, Malfi, © D 2003. Foto 1: lo strumento; foto 2: particolare del rotismo; foto 3: l'elica ruotata di 30 gradi.

 

Datazione - Acquistato tra il 1857 e il 1876
Nel Museo A. M. Trav
ersi

 - Armadio B

 

Si tratta di uno strumento curioso che, nella sua semplicità, permette di dimostrare come sia possibile utilizzare l'elica per cambiare direzione invece di impiegare un timone. In effetti si è soliti associare la funzione propulsiva all'elica e al timone il compito di permettere di cambiare direzione. Tuttavia non sempre è così, come dimostrato praticamente da questo dispositivo in legno, in cui è evidente che, se l'asse dell'elica è in grado di ruotare secondo un'asse perpendicolare al suolo, il timone non serve più (da cui il nome dell'apparecchio).

Lo strumento, oltre al telaio in legno, consta di tre elementi che vanno a formare il rotismo (vedi foto). Il primo è l'asse motore orizzontale, il quale presenta da un lato una manovella e dall'altro una ruota dentata conica a denti diritti. Quest'ultima si accoppia con un'altra ruota identica per tipo, ma più piccola in diamentro e libera di ruotare attorno ad un albero sempre di legno. In altre parole, il secondo elemento è formato da un albero di legno, dotato di un foro circolare passante per l'innesto di un terzo albero, su cui è inserita, ma non fissata, la ruota conica di cui si è fatto cenno poch'anzi. Essendo per questo ingranaggio il diametro della ruota condotta inferiore a quello della ruota motrice, si ha un effetto di incremento del numenro di giri. Il secondo asse poi termina verso l'alto con una manovella. Infine il terzo elemento, un albero in legno che è sostenuto dal foro passante dell'albero verticale ed è libero di ruotare, reca una terza ruota dentata conica (come le altre due, ma di diametro ancora minore) e un'elica a due pale.

Va precisato che l'apparato si utilizza per movimentare l'aria, dopo averlo appoggiato presso il bordo di un tavolo. Esso non va quindi immerso nell'acqua, anche se esso per un po' può funzionare ugualmente, ma danneggiandosi per il rigonfiamento che il fluido provoca sul legno. Il perno in legno sporgente dal telaio sul lato d'appoggio ha appunto lo scopo di appoggiarsi alla superficie laterale del bordo del tavolo.

Per mettere in moto il dispositivo, una persona teneva in posizione il telaio e azionava tramite la manovella l'asse motore. Una seconda persona azionava la manovella superiore che, ruotando di un certo angolo l'asse verticale, faceva variare di posizione anche l'asse di rotazione dell'elica (vedi foto).

Lo strumento necessita di un piccolo intervento di manutenzione, per il fatto che dopo un po' di giri i giochi presenti tra i perni e il telaio inceppano il rotimo.

 

 

Immagini e Tipologie di Elica

 

 

 

Elice de avion en madera (Antigüedades - Varios)

 

 

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www.thebackshed.com/Windmill/images/stations.jpg

 

 

www.amalficoastcharter.com/.../elica_bipala1.JPG

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


ORECCHIO MEDIO

Figura 2. Sezione vertico-trasversale dell'orecchio:1. Elice; 2. Fossetta navicolare; 3. Antelice; 4. Conca; 5. Antitrango; 6. Canale acustico; 7. Sezione del lobo; 8. Squama temporale; 9. Mastoide; 10. Cavità mastoidee, 11. Catena degli ossicini; 12. Platina della staffa nella finestra ovale; 13. Cassa timpanica; 14. Membrana del timpano. (La Rousse, 1994, p.594).

Le cavità che formano l'orecchio medio sono rivestite da una mucosa che è la continuazione della mucosa della faringe.

La TROMBA DI EUSTACHIO è un canale che mette in comunicazione la cassa del timpano con il fondo delle fosse nasali; la lunghezza del condotto è di circa 4 cm, si estende dalla parte timpanica (pareti costituite da osso) alla parte faringea (tessuto fibrocartilagineo).

La CASSA DEL TIMPANO ha una struttura cuboide comprendente sei pareti: laterale, mediale, superiore, inferiore, anteriore posteriore.

La CATENA DEGLI OSSICINI attraversa la cassa timpanica dall'esterno all'interno, per mezzo di legamenti collegati al muscolo tensore del timpano e al muscolo stapedio; si sviluppa internamente con:

 

Figura 3. Morfologia degli ossicini: ( Martello) 1. Testa; 2. Processo breve; 3. Manico; (Incudine) 4. Corpo; 5. Processo lungo; 6. Processo breve; (Staffa) 7. Capitello; 8. Branche; 9. Platina. (A.De Filippis, 1998, p.238).

"La membrana timpanica e la catena ossicolare formano pertanto un blocco unico anatomo-funzionale denominato sistema timpano-ossiculare, adibito alla trasmissione del suono dall'esterno sino ai liquidi endolabirintici" (L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, A.Magrini, D.Marcotullio, G.Prato, 1996, p.32).

LE CELLULE MASTOIDEE sono cellule piene di aria, unite alla cassa del timpano tramite uno stretto canale osseo (l'auditus ad antrum). Sono scavate nella mastoide (sporgenza ossea posta dietro il padiglione auricolare), il loro numero e volume variano a seconda dei soggetti; la principale cellula mastoidea è chiamata  "antro mastoideo".

Riferimenti bibliografici

A.De Filippis, Nuovo manuale di logopedia, Edizioni Erickson, Trento, 1998.

La Rousse, Dizionario Medico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo Milano, 1994.

Robert E. Rothenberg, M.D., F.A.C.S., La Nuova Enciclopedia Medica, Garzanti, 1987.

L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, A.Magrini, D.Marcotullio, G.Prato, L'integrazione scolastica e sociale dei bambini minorati dell'udito, UTET, Torino1996.


ORECCHIO ESTERNO

 

Figura 1. Conformazione esterna del padiglione:1. Cona; 2. navicolare; 3. Elice; 4.Fossetta navicolare; 5. Radice dell'elice; 6. Antitrango; 7. Conca dell'elice; 8. Incavo della conca; 9. Trango; 10. Solco anteriore dell'orecchio. (La Rousse, 1994, p.594).

Il PADIGLIONE presenta un'escavazione centrale a forma di imbuto (la conca), attorno alla quale si dispongono sporgenze (elice, antelice trango, antitrango) e depressioni (conca, solco dell'elice, fossetta dell'antelice....). La parte inferiore del padiglione forma il lobulo, semplice piega cutanea sprovvista di cartilagine. I muscoli del padiglione, ben sviluppati nell'animale, sono atrofizzati nell'uomo. (La Rousse, 1994)

Il CONDOTTO UDITIVO ESTERNO "prolunga la conca dirigendosi internamente e termina al timpano, che separa l'orecchio esterno dall'orecchio medio. Lungo in media 24-25 mm e largo da 5 a 9 mm, è formato da cartilagine nel suo terzo esterno e da osso nei suoi due terzi interni. Il rivestimento cutaneo che continua la pelle del padiglione è molto sottile nella parte ossea, spesso invece nella parte cartilaginea, dove presenta: peli, ghiandole sebacee, ghiandole ceruminose che producono cerume". (La Rousse, 1994, p.593).

 

Riferimenti bibliografici

A.De Filippis, Nuovo manuale di logopedia, Edizioni Erickson, Trento, 1998.

La Rousse, Dizionario Medico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo Milano, 1994.

Robert E. Rothenberg, M.D., F.A.C.S., La Nuova Enciclopedia Medica, Garzanti, 1987.

L.Barone,G.Fanelli, A.M.Franco, A.Magrini, D.Marcotullio, G.Prato, L'integrazione scolastica e sociale dei bambini minorati dell'udito, UTET, Torino1996.


Elica Astronomica

La nebulosa NGC 7293, Elica


 

 

 

 

 


Come realizzare un’elica per aeromodellismo con una fresa CNC

 

 

 

 

Vi avviso subito che per poter realizzare questo tipo di lavorazione, bisogna avere una buona padronanza dell’uso di un cad 3D, di un programma CAM e della gestione di una fresa a C.N.

Nulla comunque è complesso, bisogna però avere pazienza e capire bene cosa si deve fare e cosa si sta facendo.

La prima operazione è stabilire quale dimensione deve avere l’elica che noi vogliamo realizzare, nel mio caso ho voluto progettare una piccola elica da 7X3 (in pollici), per il mio piccolo motore COX.
L’elica ha una forma abbastanza complessa, e presenta, oltre che a un profilo alare, anche un passo variabile in funzione della distanza dal mozzo.
Per vedere come realizzare in 3D l’elica, vi rimando al seguente link: http://www.nmine.com/helice_rhino.htm ove risulta abbastanza chiaro come procedere.

L’esempio che viene descritto è relativo all’utilizzo del programma CAD Rhinoceros, ovviamente voi dovrete trovare la giusta sequenza di comandi con il vostro programma CAD, si tratta comunque di creare una serie di profili alari, posizionati ad una certa distanza dall’asse dell’elica e con l’opportuno angolo d’incidenza, viene poi generato il solido passante per questi profili.
Alla fine del lavoro ho ottenuto il seguente modello tridimensionale:

 

Nella zona del mozzo, la forma non è molto bella, ma come esempio di lavorazione può andare bene.
Dopo questo solido, ho generato un pattern di altre due eliche uguali, ossia un totale di tre eliche.
In questo modo posso realizzare in contemporanea tre eliche in una sola lavorazione.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fate attenzione all’origine degli assi di riferimento del solido, nel mio caso, ho preferito mettere l’origine degli assi nel foro del mozzo dell’elica centrale.

Finita ora la progettazione 3D delle eliche, si deve passare al programma CAM che andrà a generare il percorso utensile inerente la lavorazione.

Ho esportato questo solido in formato IGES, ma sarebbe stato possibile anche in formato STL, questo dipende da cosa riesce ad importare il vostro programma CAM
Il programma CAM che io ho usato è stato ArtCam Pro e ArtSurface, sono programmi semplici ma professionali, si possono comunque usare anche altri CAM, dipende cosa voi avete e con quale vi trovate meglio.

Si dovranno ora generare due percorsi utensile inerenti i due lati delle eleiche: sopra e sotto.
Per poter girare le eliche per eseguire le due lavorazioni e mantenere un riferimento di posizione, ho realizzato dei fori diametro 3 mm che coincidono con i fori dei mozzi dell’elica e altri fori per il centraggio.
Questi fori di centraggio, oltre che a forare passante la tavoletta di legno da cui ricavo le eliche, vanno anche a forare il piano di supporto della tavoletta (che è sempre in legno), in modo tale permettermi l’inserimento di piccole spine di centraggio ricavate da semplice tondino in ferro da 3 mm.

 

Ma andiamo con ordine.
Per prima cosa ho preso una tavoletta di legno di spessore circa 10 mm e l’ho fissato con tre viti al piano di lavoro come si vede nella foto.
Questa tavoletta va spianata nei due lati e portata allo spessore di 7,5 mm.

Per fare questo ho usato una fresa a due taglienti di diametro 10 mm eseguendo una semplice operazione di spianatura.

Fatta la prima spianatura, misuro lo spessore della tavoletta, la giro, la rifisso ed eseguo la seconda spianatura portando lo spessore a 7,5 mm.

 

 

Alla fine ho la mia bella tavoletta portata a spessore e con due superfici ben parallele.
Senza ora muovere la tavoletta, faccio ora i vari fori per i mozzi e per le spine di centraggio.

Questi fori sono ricavati mal modello 3D mediante il CAM e sono fondamentali per il posizionamento della tavoletta da posizionare e per tutte le sue lavorazioni.