SPORTELLO
ANTIBELLICO
Spezza una matita in favore della pace
Ho
deciso di aderire a questa mostra, pur chiedendomi se la formula espositiva,
intesa come forma di reazione da parte dell'artista, sia quella più
giusta in tempo di guerra.
Esiste un dato di fatto ed è quello che di fronte ad un evento
così eclatante, così spregiudicatamente prepotente,
la voce dell'arte insieme a quella dell'artista vengono messe a tacere.
Per il semplice e assurdo motivo che una qualunque azione, valida
se compiuta in tempo di pace, perde la ragion di essere -come del
resto la pace stessa-, di fronte alla guerra: la più meschina
delle espressioni di cui l'essere umano è capace.
Di conseguenza, di fronte al prevalere delle ragioni dell'imbarbarimento
culturale, il fatto estetico, fine a se stesso decade, è reso
inutile.
Dunque, la proposta di intervento sarà quella di compiere un
gesto che, nella misura del possibile e con tutte le limitazioni,
tenda a ristabilire quella dignità culturale che abbiamo perso.
Attraverso lo "Sportello antibellico", tutte le persone
presenti verranno invitate a compiere un gesto individuale consistente
nell'acconsentire a sedersi con l'artista ad un tavolo in modo da
stabilire un dialogo. Nel corso di questo incontro a due, ciascuna
di queste persone verrà sollecitata dall'artista a confidare
il proprio risparmio etico, trascrivendo il proprio pensiero nel registro
dello sportello antibellico.
Una volta eseguita la trascrizione verrà data indicazione di
spezzare la matita appena usata, ad esaltazione dell'importanza del
gesto compiuto reso in tal modo irreversibile.
La somma di questi gesti irreversibili potrebbe diventare il capitale
etico con cui fronteggiare la pesante sconfitta morale rappresentata
dalla irreversibilità della guerra.
anton
roca, maggio 1999