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1) L’immagine del letto mi ha rievocato un lavoro che presentai a Francoforte
nel 93 il titolo era “pacifico”, una installazione
piuttosto complessa di cui un letto di piombo ne era una parte. Lì il discorso
era sulla ‘stanchezza’, avevo appena letto il saggio di Peter Handke per
cui la stanchezza è più che uno stato fisico una condizione d’animo
‘pacifico’, una condizione psicologica capace di condurre il pensiero su sentieri
differenti. Ma recentemente ho letto “l’esausto” un piccolo saggio di Deleuze
su Beckett che mi ha colpito. l’opera di beckett
è piena di queste figure esaurite. L’esausto è molto di più dello stanco,
lo stanco ha esaurito solo la messa in atto, si sdraia
sul letto, si riposa e via di nuovo in azione. Se
lo stanco non può più realizzare, l’esausto non può più “possibilizzare”.
In beckett non ci sono letti, non ci sono personaggi
sdraiati perché “sdraiarsi non è mai la fine, l’ultima parola, è la penultima,
e si rischia di essere abbastanza riposati, se non per alzarsi, almeno per
girarsi o strisciare”. Bechett mette i suoi personaggi dentro
buche di sabbia, dentro dei secchi della spazzatura, incollati alla carrozzella…
“… la sfinitezza non si lascia sdraiare e, a notte fatta, resta seduta
al suo tavolo, testa svuotata su mani prigioniere. – le due mani e la testa
fanno un mucchietto –.” L’esausto, l’esaurito, lo
sfinito…non so bene come possa entrare nel discorso
di Anton, provo a fare una ipotesi: l’esausto esaurisce ogni combinatoria
ma non è la fine, predispone alla fine. Anche l’esausto è una figura del “penultimo”
come, ma su piani diversi, la stanchezza, non è l’ultima
ma è la figura che precede la fine. È tutto esaurito
ma non è ancora finito, allora a proposito dell’ europa multiculturale,
possiamo dire che l’esausto come figura limite suggerisce, nel mostrarsi come
esaurimento di ogni combinatoria della tradizione filosofica occidentale,
non “l’ultimo”, cioè il nulla, ma l’esercizio per un pensiero dell’oltrepassamento.
Come si svolge l’azione: si esaurisce il linguaggio, si esaurisce
il corpo e si esaurisce lo spazio. In questa azione
si esaurisce lo spazio, il performer cercherà di porre al centro della stanza
il letto, lo fa in maniera maniacale, con piccoli spostamenti, con piccoli
aggiustamenti e girandogli intorno, una ricerca del centro ossessiva che dura
molto tempo, meglio sarebbe tutta la notte, l’insonnia è caratteristica dell’esausto.
Naturalmente non dovrà mai sdraiarsi. Ci sarà probabilmente anche un testo,
un ritornello forse registrato, forse ripetuto dal performer, non so bene devo ancora pensarci. Il letto però così come lo vedo
nell’invito non va bene, ci vorrebbe un letto matrimoniale
normale con lenzuoli, cuscini e coperte. Quella blu non va bene. Forse è
troppo difficile, cosa ne pensi? Trovo qualcosa di più semplice e che
magari non crea troppe difficoltà ad Anton? Eventualmente il testo, estratto
da Peggio tutta di Beckett, è questo: “meno ottimo.
No. Niente ottimo. Ottimo peggio. No. Non ottimo peggio. Niente non ottimo
peggio. Meno ottimo peggio. No. Minimo. Minimo ottimo
peggio. Minimo che non può essere mai niente. Che non può essere al niente portato. Che
non può essere dal niente annientato. In annientabile minimo. Dire
questo ottimo pessimo.
Con parole che minimano dire minimo ottimo peggio
…………………………………………..Lacune per quando
parole andate”.
2) è una installazione
sonora, si tratta di un cd con la registrazione di due dialoghi tra due donne
anziane di 82 e 91 anni, una di Rieti l'altra di Roma, con le loro badanti
entrambi rumene di 56 e 32 anni. il dialogo si svolge
nell'arco delle 24 ore e le registrazioni sono state gestite dalle protagoniste.
l'ho presentato quest'anno a genova, forse tra tutti
questo è il più pertinente con il progetto di Anton. il
titolo è: Luciana - Elena –
Mauro Folci