L'incontro
con la realtà dell'isola di Cefallonia e la pesante memoria
in essa celata mi hanno fatto rivivere altre esperienze a me più
vicine.
Mi riferisco alla guerra civile spagnola ed, in particolare, alla figura
di mio padre Ventura, miliziano a 16 anni nelle file repubblicane.
Purtroppo, anche se ancora vivo, egli non è più mentalmente
presente.
Superstite
di se stesso, la sua memoria è andata persa:
si
è rifugiatain un mondo asettico,
dove il ricordo di allora, oggi non causa più dolore ne sofferenza,
forse.
Ho avuto in dono da Angelo -egli e mio padre sono coetanei- mentre
percorrevamo insieme i luoghi della sua memoria relativa all'eccidio
di Cefallonia,
durante un tramonto infuocato di settembre, quel racconto che oggi mio
padre
non è più in grado di farmi; quella sofferenza che non
è più in grado di donarmi.
Nella drammatica esperienza di Angelo, vissuta durante la seconda guerra
mondiale
-altro il contesto, diversa la guerra, ma identica la sofferenza-, così
come nel suo
racconto commosso, ho ritrovato una forma di riscatto di quella sofferenza
celata
per anni nei loro animi:
ho preso il fardello della loro pesante memoria nella forma del sasso
che ho tenuto sulla testa.
anton
roca